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“Dio di illusioni” non è un libro molto recente, eppure potrebbe benissimo essere stato pubblicato la scorsa settimana data l’eternità dei temi che tratta. La prima edizione fu stampata nel 1992 per Rizzoli Libri a cui seguono altre ristampe negli anni successivi. Donna Tartt scrisse questa storia ispirandosi ai suoi anni passati all’Università di Bennington, nel Vermont, luogo che sarà lo sfondo del libro sotto forma dell’Hampden College. In virtù della sua scrittura cupa ma affascinante si consiglia la lettura delle altre sue opere: “Il piccolo amico” (2022) e “Il cardellino” (2013), vincitore del premio Pulitzer 2014.
‘Dio di illusioni’, la trama
Richard è un ragazzo californiano che si trasferisce nel Vermont non appena viene accettato nel prestigioso Hempden College. Qui, a catturare subito la sua attenzione, è il misterioso e selettivo corso di greco frequentato, per scelta del docente, solo da cinque ragazzi. Abbiamo Bunny, Henry, Francis, e i gemelli Camilla e Charles. Julian invece è il carismatico professore e guida per i suoi studenti. Rimasto affascinato da tale gruppo così anticonvenzionale riesce a ottenere il permesso di farne parte, diventandone in poco tempo ossessionato. Veniamo subito a conoscenza del fatto che la compagnia ha ucciso un loro membro (sappiamo anche chi), ma ciò che rimane a noi oscuro sono le motivazioni, i retroscena che hanno portato a tale atto estremo e le sue conseguenze. Questo ve lo racconterà Richard stesso.
Una vita mitica
‘Dio di illusioni’ è un libro disturbante, quasi una tragedia greca, diviso in due parti: abbiamo dunque un ‘prima’ e un ‘dopo’ segnati dalla morte di Bunny. Nonostante si venga subito a sapere dell’omicidio, il libro si legge con avidità, pagina dopo pagina, cercando spiegazioni e risposte, da cui però scaturiscono ulteriori domande e dubbi, riguardanti principalmente la natura umana.
La storia ruota attorno alla ricerca continua di una vita poetica, mitica; non a caso il protagonista ci avvisa sin dalle prime righe che il suo “fatale errore'”è stato proprio “un morboso, coinvolgente desiderio verso tutto ciò che affascina” e questa frase sola può essere sufficiente a spiegare l’essenza del libro.
Una vita tracciata su tali ideali, però, può diventare molto pericolosa e condurre a conseguenze irreparabili nei rapporti con gli altri così come con se stessi. Donna Tartt ci mostra, attraverso un corso di greco, l’irrazionalità della mente umana, l’ascesa al trascendentale, quel controllo che, come dice Julian, le menti controllate desiderano perdere: “Non ci piace ammetterlo, ma l’idea di perdere il controllo è una di quelle che affascinano persone controllate come noi più di ogni altra cosa. Tutti i popoli davvero civilizzati – gli antichi non meno di noi – si sono civilizzati grazie alla volontaria repressione dell’originario io animalesco. Siamo davvero, noi in questa stanza, molto diversi dai greci o dai romani? Ossessionati dal dovere, dalla pietas, dalla lealtà, dal sacrificio? Tutte quelle cose, insomma, che impressionano i moderni?”
Ho apprezzato molto la costruzione dei dialoghi filosofici di Julian e la capacità degli studenti di seguirli e continuarli, come il dibattito tra bellezza e terrore e il discorso sulla vita. L’autrice è riuscita a inserire temi di riflessione senza mai stonare, il tono non diventa mai pesante e i ragionamenti sono comprensibili.
Personaggi fuori dal comune
Il corso di greco non è il classico bel gruppo che ti aspetti di trovare al college: i personaggi sono completamente anticonvenzionali (cosa che potrebbe essere un punto di forza, in altre situazioni) e non gli amici di una vita. Tutti, Richard compreso, sono offuscati da luci e ombre che man mano si presentano nella storia e ciò fa rimbalzare in testa un dubbio continuo su ognuno di loro: questo personaggio fa parte dei buoni o dei cattivi? Nonostante ciò, però, ci si sente attratti da tali personalità così singolari e complicate, a cui inevitabilmente si cerca di dare una giustificazione.
‘Dio di illusioni’ si presenta anche come un libro sull’amicizia e sui suoi aspetti più nascosti: il desiderio di essere accettati dalle persone che ammiriamo, la paura di venire traditi, esclusi, il dubbio di non essere pienamente coinvolti, l’insicurezza. Richard è infatti l’osservatore: quel personaggio che è nel gruppo ma a volte no, è complice ma non lo è.
Affinità con la tragedia greca
Leggendo la storia, saltano all’occhio le similarità con la classica tragedia greca intesa come rappresentazione teatrale ma anche come stile di vita, poesia e pensiero. Così come nel libro i ragazzi passano il tempo nella casa in campagna di Francis bevendo alcol, discutendo di riti dionisiaci e del trascendentale, la tragedia greca è devota a Dioniso, dio dell’estasi, dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi. I temi infatti sono questi ma strutturati precisamente: la tragedia greca inizia con un prologo, che informa sull’antefatto (in ‘Dio di illusioni‘ è l’omicidio di Bunny) e finisce con l’esodo, in cui la vicenda raggiunge il suo termine. La tragedia rappresenta un mito che si fonde con l’azione, portato quindi in un tempo che è “hic et nunc”, presente, e che denuncia i disagi della società e dell’uomo attraverso immagini di morte, vendetta, colpa ed espiazione, follia.
Conclusione
Devo ammettere che mi è tuttora difficile avere un’idea chiara di questo libro, e per questo ho faticato a sviluppare un pensiero mio ma penso che il senso stesso del libro stia in esso: nel non capire necessariamente tutto, è giusto rimanere scossi e avere l’impressione di essersi persi qualcosa, di non avere ben chiara la situazione. Eppure ne rimani impressionato. Per questo, lo ritengo un libro disturbante. E’ un libro amaro, un boccone difficile da digerire e con tematiche forti; Donna Tartt sa sicuramente come scuotere gli animi dei lettori attraverso il tormento dei suoi personaggi.
Scheda libro Dio di illusioni
Titolo: The secret history
Titolo italiano: Dio di illusioni
Autore: Donna Tartt
Prima Edizione: 1992
Editore: Rizzoli Libri
Anno: 2003
Traduzione: Idolina Landolfi