Assoluta maestra del narrare breve, Alice Munro, prima canadese a vincere il Nobel per la Letteratura nel 2013, è morta ieri a 92 anni.
Nella sua lunga vita ha dovuto combattere tante battaglie, contro il cancro e negli ultimi anni contro la demenza senile. Ma se ne va dopo aver visto riconosciuta la dignità di un genere, il racconto, spesso accompagnato da quel pregiudizio che ha seguito un po’ anche la sua carriera.
Poco prima di ricevere il Premio dell’Accademia Reale Svedese, aveva deciso di dire addio alla scrittura e non era stata la prima volta che aveva pensato di allontanarsi dallo scrivere in un alternarsi di ripensamenti. Come Philip Roth, Munro, a poco più di 80 anni, aveva deciso che fosse arrivato il momento giusto per deporre la penna.
Il suo ultimo libro ‘Uscirne vivi’ (Einaudi) è uscito in Italia dieci anni fa, nel 2014, due anni dopo la pubblicazione in America, nel 2012, con il titolo Dear Life. Un’ampia scelta di suoi 55 racconti, alcuni inediti in Italia, dal 1968 a ‘Uscirne vivi’, è stata raccolta in un Meridiano Mondadori, a cura e con l’introduzione di Marisa Caramella. “Abitavo quand’ero giovane al fondo di una strada lunga, o di una strada che pareva lunga a me”, scrive in ‘Uscirne vivi’. L’autrice di ‘Nemico, amico, amante’ e di ‘Segreti svelati’ non ha mai rinnegato la sua ostinata scelta del narrare breve, in modo essenziale, affilato, scegliendo con accuratezza le parole per far stare in uno spazio ridotto un mondo. Quel mondo che torna, nella maggior parte delle sue storie, alla sua cittadina di origine, Wingham, nell’Ontario, dove era nata il 10 luglio del 1931 da una famiglia di agricoltori.
Munro aveva sempre scritto da quando aveva 14 anni e ha pubblicato il suo primo racconto, ‘The Dimensions of a Shadow’, nel 1950 mentre era studentessa alla University of Western Ontario.
La sua prima raccolta di quindici storie, ‘La danza delle ombre felici’ (Supercoralli Einaudi), uscita in Canada nel 1968, aveva ottenuto un ottimo successo di pubblico e critica facendo vincere all’autrice il primo dei tre prestigiosi premi canadesi ‘Governor General’s Literary Award’ che le sono stati assegnati.
Autrice prolifica di tredici raccolte di racconti e pluripremiata, Munro ha vinto nel 2009 anche il Man Booker International Prize per la sua intera opera narrativa. Molto amata anche nel nostro paese, benché “la sua bravura superi in modo sconcertante la sua fama” come ha sottolineato più volte Jonathan Franzen, grande ammiratore di Alice Munro della quale ha parlato come della “più grande scrittrice vivente del Nord America”, la maestra del racconto punta sempre il suo sguardo sulle dinamiche dei rapporti umani. E non risparmia gli aspetti più dolorosi, crudi, a volte brutali della vita come fa ne ‘La pace di Utrecht’, in cui affronta il faticoso rapporto con la madre insegnante malata di Parkinson. Einaudi è l’editore di tutte le sue opere tra cui ‘In fuga’, ‘Chi ti credi di essere?’ che comprende anche un racconto in cui ricorda la sua vita a Vancouver con il primo marito Jim Munro, e ‘Il percorso dell’amante’. Munro è autrice di un unico romanzo, ‘Lives of Girls and Women’ che ha cominciato a scrivere nel 1970 e in cui racconta la strada che faceva ogni giorno per andare e tornare da scuola, ma al momento di consegnarlo al suo editor lei stessa lo definisce già “qualcosa a metà tra un romanzo e una raccolta di racconti lunghi”. In Italia è uscito con il titolo ‘La vita delle ragazze e delle donne’ ed è tra le ultime opere ripubblicate da Einaudi nel 2018 e 2019. Il 1970 è stato anche l’anno della crisi e separazione dal marito, ma cinque anni dopo era tornata alla terra delle sue origini, nella cittadina di Clinton, non lontana da Wingham, dove si è stabilita con Gerald Fremlin, vecchio compagno di Università e suo secondo marito. Potrebbero esserci dei manoscritti inediti nei cassetti, di uno aveva parlato la figlia Jenny, ma Munro non era tanto favorevole a pubblicazioni postume.
(Fonte ANSA)