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‘Il lupo vegetariano’, il coraggio di mettersi in discussione

Leggiamo ‘Il lupo vegetariano‘ (Multimage) con testi di Marco Benedettelli e Orsola Bernando e le illustrazioni di Giacomo Bufarini Run

La tradizione

Chi di noi non ha reminiscenze della favoletta di Esopo intitolata ‘Il lupo e l’agnello‘?
Nelle sue varie rielaborazioni, compresa la versione latina scritta da Fedro, resta costante il triste finale: il lupo mangia l’innocente agnello. Si tratta di una legge di Natura, in base alla quale ciclicamente accade, è accaduto, accadrà sempre così: il più forte prevale sul più debole. Non c’è etica che tenga.

La riscrittura

Immaginate che la storia possa essere riscritta nel finale: tutto in realtà è possibile tramite la fantasia. Anche cambiare la natura del lupo, nonché le abitudini di uomini e animali.
Questa è l’operazione straordinaria che compiono Marco Benedettelli e Orsola Bernardo da un lato e Giacomo Bufarini Run dall’altro.
I primi due hanno riformulato con molta originalità la favola del lupo e dell’agnello, mentre il terzo ha felicemente illustrato tale riadattamento.

Estetica ed etica

Un doveroso plauso va fatto più in generale alla casa editrice per la resa estetica del prodotto editoriale. La carta è di qualità e anche profumata, il font ben leggibile; inoltre nel corso della narrazione le frasi più significative vengono rese con un colore diverso, non nero come il restante testo, ma ora in rosso, ora in giallo, ora in verde, e via dicendo.
Un encomio anche all’intento morale del libro i cui diritti d’autore, sono “donati all’associazione di volontariato Ondaverde, composta da cittadini che hanno a cuore la riqualificazione ambientale del territorio di Falconara Marittima (An), dove ha sede la Raffineria Api”. Molti marchigiani e non solo ricorderanno il disastroso incendio che avvenne in questo sito nell’estate del 1999.
Rispetto a questa “eticità” di fondo, che sorregge l’impalcatura esterna dell’albo, si nota anche una coerenza interna nella storia che esso ci racconta.

Un lupo a tutto tondo

Non vorrei assolutamente fare spoiler, anche se già di per sé il titolo ‘Il lupo vegetariano‘ lascia intendere che il protagonista di questa favola moderna non è stereotipato come nella favole tradizionali e comunque non è ancorato al ruolo che solitamente spetta ai lupi, ovvero quello di essere animali cattivi, carnivori, crudeli dal nostro punto di vista.
Il titolo fa pensare ad una versione ecologica del lupo.
Posto questo, lascio al lettore il piacere di scoprire nel dettaglio le peripezie del protagonista, limitandomi io qui a qualche spigolatura. Ciò che conta è come il nostro “amico” pervenga ad un cambiamento, in quanto quest’ultimo può costituire un mutamento di paradigma a cui anche gli uomini possono adeguarsi. Così capita del resto nelle favole.

Tutti sanno come debba comportarsi un lupo. I lupi per vivere devono seguire la loro Natura, ovvero nutrirsi di agnelli. Tale legge viene ripetuta in effetti anche da mamma lupa al nostro eroe: “Cucciolo mio, è arrivato il momento. Questa è la sera giusta per iniziare ciò che ogni lupo è chiamato a fare”.
Inizialmente il lupacchiotto, cresciuto a guardare le pecorelle pascolare, non capisce bene cosa intenda la madre. Quando poi la genitrice gli dimostra concretamente in cosa consista per “lei” fare il lupo, lui non riesce. Perché i giorni passati ad osservare le pecore gli hanno già conferito un imprinting diverso, inizialmente inaccettabile per mamma lupa: “Era arrabbiata, anche un po’ delusa”; l’animale cresce ancora e “lei” ci riprova: “è giunto il momento di andare a caccia da solo, è questo il tuo destino […] Le cose per noi lui funzionano così. Cacciare, azzannare, gli animali e prendere da loro l’energia per andare avanti. Dobbiamo nutrire i nostri muscoli e i nostri nervi che ci servono per sopravvivere nel bosco”.

Soli davanti al tutto

Questo costituisce un momento di iniziazione, un rito di passaggio per il lupo. La scena sulle prime mi ha evocato la fase della vita della gioventù spartana che ha il nome di krypteia; si tratta del momento in cui i giovani spartani dovevano nascondersi nei boschi per assaltare di nascosto gli iloti, gli schiavi, i più deboli (il termine krypteia è collegato etimologicamente al verbo krypto, ‘ io nascondo’). Così essi diventavano adulti.
Solo che si tratta di un passaggio sui generis, non scontato rispetto all’essenza del lupo, che vive con molta serietà la fase cruciale della propria esistenza: “Capì che quello era un momento decisivo e se voleva diventare lupo e smettere di essere un piccolo lupacchiotto doveva andare fino in fondo”.
E così in quella notte ritroviamo l’animale solo, davanti al tutto che lo attende, sotto un cielo stellato…un po’ come il viandante sul mare di nebbia di Friedrich, come restituito dal disegno di Bufarini Run, esteso su ben due pagine a commentare la predetta scena.
Nelle pagine successive vediamo il nostro crescere in maturità e consapevolezza, compassionevole e deciso al tempo stesso, con un piano ben preciso volto a salvare le sue amiche pecore dal loro infelice destino.

A tradirci non è il nemico

Il modo in cui “lui” si avvicina loro, conquistandone la fiducia mi ricorda velatamente l’addomesticamento ricevuto dalla volpe da parte del piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry; la differenza è che nell’albo non ci sono preamboli, il lupo direttamente espone il proprio piano e lo mette in pratica. Le sue azioni parlano da sole senza retorica e testimoniano una nuova progettualità, un nuovo corso delle cose in cui è possibile non solo ai lupi, ma anche agli uomini rinunciare alla carne degli agnelli. Sì perché, in effetti occorre dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Come effettivamente fa notare il lupo alle pecore, a tradirle non sono tanto (e non solo) i lupi, ma anche gli uomini, ovvero coloro che, dopo averle nutrite, le vengono a prendere in primavera per portarle al macello. In effetti a tradirci non sono mai i nemici, bensì gli amici. In ciò ho trovato una corrispondenza, seppure parziale, con ‘La fattoria degli animali‘ di Orwell in quanto anche lì, mutatis mutandis, sono gli animali (i maiali) a tradire gli altri animali, consegnandoli al macello degli umani.

Il lupo vegetariano e il concetto di non violenza

Il lupo dunque, da un lato, difende le pecore dal proprio istinto di animale, incline ad ucciderle e a mangiarle, dall’altro le difende dagli uomini impedendo loro di portarle via. Anche qui il lupo opera mediante un paradigma nuovo di comportamento, mediante la pratica della non violenza, con autorevolezza e non con autorità, esemplificando agli uomini che esiste anche per loro un modo alternativo di trarre vantaggio dagli animali: «Ed ecco che il lupo con gran salto balzò fuori all’improvviso, lasciando gli uomini paralizzati dal terrore. Ma invece di ringhiare e mostrare gli artigli, l’animale si accucciò proprio vicino a una pecora, accostò il suo muso a una mammella e poi iniziò a succhiare il latte, tranquillo, sereno, senza che la pecora si spaventasse. Dopo aver poppato un po’, il lupo prese a ululare bello sazio e appagato leccandosi il muso più e più volte, finché la lingua non gli rimase a penzoloni. Guardava gli uomini e poi guardava le mammelle della pecora e poi ancora gli uomini. Davanti alla scena, i pastori rimasero decisamente stupefatti, non avevano mai visto nulla di simile. Non sapevano che fare, non andavano né un passo avanti, né uno indietro. Finché uno di loro fece un’ipotesi: “il lupo ci vuole dire qualcosa” […]. Erano ormai consapevoli di trovarsi nel mezzo di qualcosa di straordinario, di mai visto, che avrebbe cambiato la loro vita e il loro lavoro».

Dalla favola, i principi

Come ciò possa accadere lo lascio immaginare al lettore: non è difficile capire cosa le pecore possano dare quando sono ancora in vita, e ciò emergerà anche nel prosieguo della storia.
Ciò che conta è ancora una volta la consapevolezza a cui giungono gli uomini quando comprendono che risparmiare la vita delle pecore significa rinunciare ad un bene nell’immediato (la loro carne) e ricevere in cambio, successivamente, doni in grado di autoriprodursi, come il latte e la lana.
La favola insegna anche la morale della morigeratezza, della continenza, del sapersi accontentare della frugalità dei doni della natura, che non significa povertà, ma essenzialità.
Ne possono provenire, per il lettore, scelte di vita come quella di convertirsi all’alimentazione vegetariana in senso stretto o ad un’alimentazione onnivora, ma consapevole, per parafrasare le parole che mi ha detto Marco.
Ne possono provenire per la società modelli economici e produttivi alternativi più rispettosi dei diritti di tutti.
Ne possono provenire anche un piacere meno impegnato e più privato, come quello puro e nobile della lettura di una favola che commuove con le parole e con le immagini, grandi, nitide, colorate. La resa delle immagini sicuramente rivela la natura del loro autore, Giacomo Bufarini Run, specializzato nella realizzazione di murales; le parole, invece, mettono in risalto i due autori del racconto, Marco Benedettelli e la sua compagna Orsola Bernardo che, in modo diverso, sono abituati ad utilizzare la comunicazione verbale a difesa delle marginalità e delle diversità.

L’impossibile

Questa favola narra l’impossibile… come fosse retoricamente parlando un adynaton: e tuttavia, nonostante la cura formale (dalle parole, ai disegni, alla resa grafica), il libro non ha alcuna patina di vuota retorica. La scrittura restituisce l’idea di una possibile simbiosi pacifica fra animali buoni, animali cattivi e uomini: ad esempio, ho trovato molto felice il punto in cui si parla del “muso intelligente” del lupo; oppure i notturni descritti liricamente: “Appena il sole era tramontato e nel cielo brillava solo una grande luna d’argento e qualche piccola stella, il lupacchiotto si avviò per il suo sentiero nel bosco”; oppure, verso la conclusione, la ripetizione anaforica di “Ora…Ora” che rende più solenne il gran finale.
Tutto sa di quella pace francescana che si respira nel Cantico di Frate Sole: ma attenzione perché Francesco non è quello dei Fioretti, ma quello che lotta contro i veri lupi del suo tempo, coloro che dovrebbero difendere i più deboli, ovvero i membri corrotti della Chiesa; analogamente il lupo dei nostri autori attuali ha combattuto contro se stesso e contro gli uomini per affermare una seconda natura, più giusta e più ecologica.

Conclusione

Nella speranza che questo libello venga fatto conoscere nelle scuole (e io come insegnante credo molto nell’impiego degli albi illustrati a scopo didattico!), e letto anche dagli adulti, consiglio ai lettori del nostro blog di regalarlo a Natale affinché l’investimento messo in campo da tale progetto culturale possa contribuire a rendere i cittadini dei consumatori consapevoli e soprattutto delle persone migliori.


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Scheda libro

Titolo: Il lupo vegetariano
Testi: Marco Benedettelli e Orsola Bernando
Illustrazioni: Giacomo Bufarini Run
Editore: Multimage APS
Prezzo: 14 euro
ISBN: 9791281546-332
Anno: 2024

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