Con grande piacere ho visto, nella nuova libreria di Passaggi, Passaggi Libri e Caffè in piazza Sansovino a Fano, appoggiato su un espositore, il libro di Gabriele Ghiandoni ‘La scrittura va sola per il mondo‘ pubblicato da Manni nel 2005. Di solito si dice: un tuffo al cuore. Sono passati venti anni ma l’emozione è rimasta dentro di me, nel senso che non ho abbracciato nessuno, come avrei voluto, per questa felice intuizione. Immagino che la scelta sia dovuta sia al nome dell’autore (difficile immaginarne uno più legato al suo luogo, negli scritti) sia alla magia delle due paroline finali: “scrittura creativa”. Come spiega Fabio Pusterla nell’introduzione: “Ghiandoni non si sogna neppure di distillare consigli pratici o regole e ricettine per la scrittura creativa; ripercorre un’esperienza, invece, ne distilla degli indicatori di marcia”. Eppure questo libro è anche quello che annuncia nel titolo e sottotitolo, come Pusterla aggiunge subito dopo.
Gabriele Ghiandoni, la vita nell’arte e nella parola
Gabriele ha sempre amato scrivere, anche se la sua passione era il cinema e desiderava occuparsi di critica cinematografica. Laureatosi a Milano come ingegnere chimico, il destino gli ha disegnato un percorso diverso: ha insegnato prima nelle scuole superiori e poi all’Università di Urbino, Facoltà di Farmacia, dove teneva il corso di matematica. Nel frattempo la sua passione politica lo ha impegnato per anni sia come amministratore sia come presidente dell’USL. Ma era anche innamorato dell’arte e i suoi amici erano gli artisti, con i quali girava l’Italia per mostre: Emilio Furlani, Enrico Ricci, Giorgio Antinori, il cugino Tullio Ghiandoni, Antonio Rasile, Valter Gambelli, e tanti altri che ho conosciuto e sono diventati miei amici, dopo il nostro incontro nel 1985, quando lui aveva da poco superato la cinquantina. Così, per me inaspettatamente, ho visto emergere il Ghiandoni letterato, nascosto sotto la sua corazza di burbero umorale. Ed era un letterato (e soprattutto un critico d’arte) di grande raffinatezza, molto attento alle avanguardie. Sapeva leggere quelle composizioni con un colpo d’occhio. Ricordo le discussioni tra lui ed Enrico Ricci di fronte ai Cretti di Burri o ai quadri informali di Jean Fautrier, a Modena. In letteratura subiva ancora le suggestioni delle neo-avanguardie, finché non ha scoperto la cosa più semplice e a lui più vicina: il dialetto, la poesia in dialetto, culminata nella raccolta “La mùsiga”, uscita da Marsilio nel 2000. Non è stata una scelta senza riflessione. Insieme al dialettologo Sanzio Balducci ha approfondito l’uso contemporaneo, in letteratura, della cosiddetta lingua materna, quella che poi era la sua lingua preferita e parlata con i conoscenti e gli amici. E ha addirittura tradotto in fanese due monologhi del grande poeta dialettale Raffaello Baldini, rappresentati al Teatro della Fortuna con protagonista il bravissimo Fabrizio Bartolucci.
A spasso tra i libri
‘La scrittura va sola per il mondo’ mi sembra un ottimo titolo: in effetti è così che succede alle edizioni distribuite nelle librerie. Nonostante conferenze e presentazioni cerchino di accompagnare un’opera, e sostenerla, spiegarla, promuoverla, e perfino discuterla, l’opera è davvero sola con il suo lettore e lui è solo con il testo che si trova di fronte. Alla fine è così che succede, ed è molto bello questo confronto tra due solitudini. A volte si legge insieme un libro, in un circolo di lettura, perché in realtà l’opera è ormai slegata dal suo autore e ha una vita autonoma, anzi ha più vite, a seconda di chi legge. Inoltre il titolo di Gabriele Ghiandoni promana un’ombra di rammarico o di nostalgia perché vorrebbe che la cultura del libro non diventasse sempre più obsoleta nelle abitudini delle nuove generazioni.
Questo concetto credo che sia al centro del libro. Del resto, Ghiandoni ha costruito le sue opere, in maniera quasi ossessiva, come tema e variazioni. Lo suggeriscono anche molti titoli delle sue raccolte poetiche. E qui, in ‘La scrittura va sola per il mondo‘, le variazioni sono le sue divagazioni tra i libri che amava, quelli che gli hanno insegnato qualcosa, quelli che l’hanno sorpreso, quelli che l’hanno lasciato senza parole, quelli che ha ammirato, quelli che gli hanno aperto orizzonti che non conosceva, quelli che gli hanno suscitato dubbi, eccetera.
Per aiutare il lettore, nella sua solitudine che si confronta con quella del libro uscito nel 2005 e atterrato improvvisamente venti anni dopo nel nuovo mondo, anno di grazia 2025, in piazza Sansovino 3, Fano, Libreria Passaggi, potrei raccontare che assomiglia alla ‘Passeggiata’ di Robert Walser, con la differenza che qui si va a spasso tra i libri: quindi non c’era luogo più adatto per l’atterraggio.
Scheda Libro
Autore: Gabriele Ghiandoni
Titolo: La scrittura va sola per il mondo. Trattatello fantasioso di scrittura creativa
Casa editrice: Manni
Introduzione: Fabio Pusterla
Anno: 2005
Pagine: 93