“C’è un momento dopo la morte in cui il volto è bello
quando gli occhi teneri e stanchi si chiudono e il dolore è finito”.
Inizia così “Requiem”, una poesia inedita, forse la sua unica opera in versi, dello scrittore statunitense Raymond Chandler (1888-1959), considerato il maestro della narrativa hardboiled, creatore del detective Philip Marlowe.
La poesia dell’autore di tanti romanzi gialli, è dedicata alla moglie Cissy morta da poco ed è stata scoperta dallo studioso statunitense Andrew Gulli negli archivi della Bodleian Library, la biblioteca dell’Università inglese di Oxford, che custodisce numerosi manoscritti di Chandler, autore di noti romanzi come “Finestra sul vuoto”, “Il lungo addio” e “Il grande sonno”.
Con questo inedito Gulli celebra il 25esimo anniversario della pubblicazione americana periodica “The Strand”, da lui diretta, che nel corso degli anni è diventata la sede per rendere noti tanti testi sconosciuti di autori della letteratura angloamericana.
La poesia, ha spiegato Gulli nel saggio che compare su “The Strand”, fu scritta nel 1955 quattro anni prima della morte di Chandler ed è datata poco dopo la scomparsa della moglie Cissy, che lasciò lo scrittore in uno stato di grave depressione. Nello stesso anno in cui è datata la poesia, Chandler tentò di uccidersi. Alle prese con la perdita di una persona cara e il dolore, in “Requiem” Chandler descrive i momenti dopo la morte in cui la “lunga innocenza dell’amore entra dolcemente / Per un momento ancora, in quiete a librarsi“, così come lo svanire di “abiti luminosi” e un “sogno perduto“.
Aggiunge che “bottiglie d’argento“, “tre lunghi capelli in una spazzola” e “cuscini freschi e paffuti / Su cui nessuna testa giace / sono tutto ciò che resta del lungo sogno selvaggio“. Intrecciando narrazione in prima e terza persona, la poesia prosegue descrivendo un tenero atto di lettura delle lettere.
“C’è una visione molto oscura su chi sia il personaggio principale, da quale prospettiva provenga la poesia, e nell’ultima frase sembra quasi che sia Raymond Chandler a parlare di sua moglie“, spiega Gulli, secondo cui “Requiem” potrebbe essere stata “una specie di idea che Chandler aveva avuto per un necrologio per sua moglie“.
“Sappiamo che Chandler era così sconvolto che non ha mai avuto la possibilità di dare sepoltura alla moglie. Le sue ceneri sono rimaste con lui per il resto della sua vita, quindi questa potrebbe essere una possibilità. Forse con questa poesia le stava scrivendo un messaggio“, ipotizza Gulli.
Lo studioso sottolinea anche l’apparente contrasto tra “Requiem” e le altre opere di Chandler, che spesso hanno come protagonista il suo personaggio più noto, Philip Marlowe, un detective moralmente integerrimo ma immerso nel cinismo e nella stanchezza a causa del suo lavoro.
Nel 2020 “The Strand” aveva pubblicato un altro inedito di Chandler, anche questo rinvenuto nella biblioteca dell’Università di Oxford, una sorta di parodia della mentalità aziendalista dell’America.
(Fonte: Adnkronos)