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Ieri di Ágota Kristóf, diventare niente per essere scrittori

Ieri (Einaudi, 1997) è un breve romanzo della scrittrice, poetessa e drammaturga ungherese Ágota Kristóf; la narrazione parte dal racconto del presente insostenibile del protagonista: “pensavo che la vita non poteva essere se non quello che era, vale a dire niente. La vita doveva essere qualcosa e aspettavo che questo qualcosa arrivasse, lo cercavo. Ora penso che non c’è niente da aspettare, cosi resto nella mia stanza, seduto su una sedia, e non faccio niente”.

‘La corsa idiota’

Tobias, che si fa chiamare Sandor, è un emigrato, operaio in una fabbrica di orologi; le sue giornate si ripetono negli stessi gesti, la sveglia, il lungo tragitto con l’autobus verso il lavoro dove, come tutti gli altri, si ritrova solo con il proprio macchinario.
“La sera (…) si ha appena il tempo di fare la spesa, mangiare, e bisogna andare a letto molto presto per riuscire ad alzarsi la mattina. A volte mi domando se vivo per lavorare o se è il lavoro che mi fa vivere”.

Il sabato va al bistrot dove trova i suoi compatrioti e si lega alle loro storie tristi: qualcuno ha lasciato la famiglia in patria, altri hanno costruito una nuova vita ma restano sempre stranieri. Alcuni non riescono a resistere, alla quotidianità, all’esilio e arrivano a togliersi la vita.
A volte il sabato Sandor si incontra con Yolande, una ragazza del luogo, che non riesce a colmare la sua solitudine; quando torna a casa si rifugia nella scrittura e nell’attesa di Line, la donna dei suoi sogni.

L’arrivo di Line

Un giorno, sarà invece una Line reale a piombare nella sua vita, la sorellastra. Con lei rispunta il suo passato, quella infanzia dalla quale si era bruscamente allontanato, vissuta nella casa dove viveva insieme alla madre nel villaggio tra le campagne dove lei “chiedeva la carità, andava a letto con gli uomini”.
Da bambino, non conoscendone altre, sentiva di vivere una sorta di felicità nelle sue giornate: “ero felice di giocare in cortile, nel fango. (…) amavo il vento, la pioggia, le nuvole”; ma da ragazzo, andando a scuola, percepisce la sua povertà e al culmine del disgusto per la sua condizione decide di
andarsene per sempre: “volevo non tornare più, scomparire, dissolvermi nel bosco, nelle nuvole, non ricordare più, dimenticare, dimenticare”.

Nonostante sia testimonianza di un passato feroce, l’arrivo di Line stravolge completamente la quotidianità di Tobias. Sente subito che deve prendersi cura di lei in quell’ostile paese straniero; il tempo, prima lentissimo e monotono, si velocizza e tutto prende senso e significato:
“Dunque era lei che aspettavo! Non lo sapevo. Credevo di aspettare una donna sconosciuta, bella, irreale. Ed è la vera Line che è arrivata dopo quindici anni di separazione!”.

‘Ieri’ e la felicità immotivata di un tempo remoto

Dopo essersi riconosciuti, tra i due scatta la complicità ed un amore intriso di ossessione e paura. L’eco del passato continuerà a risuonare forte, evidenziando le differenze delle loro condizioni e l’impossibile comincia ad insinuarsi tra loro.
Cosi, nel presente meccanico dove è forte l’incertezza del domani, resta solo “ieri”, una dimensione che prende forza nella descrizione dei sogni di Tobias: “Ieri ho vissuto un instante di felicità inattesa, immotivata. È venuta verso di me attraverso la pioggia e la nebbia, sorrideva, fluttuava al di sopra
degli alberi, mi danzava davanti, mi circondava. Io l’ho riconosciuta. Era la felicità di un tempo remoto (…)”. Questi passaggi, cosi perfettamente incastonati nel crudo realismo del testo, allargano i confini della narrazione donandoci emozioni confuse, “appiccicose”.

Diventare niente per essere scrittori

In questo romanzo, come in tutte le sue opere, c’è molto della vita personale dell’autrice; la stessa Kristóf infatti, ha dovuto abbandonare il suo paese natio e trasferirsi in Svizzera dove, tra le altre cose, ha lavorato per anni in una fabbrica di orologi. La sua stessa sofferenza, data dall’esilio, si imprime
nel testo donandogli uno spessore vivo. Intensa è anche la connessione tra lei e la figura del Tobias scrittore; in un passaggio del romanzo, davanti alle domande di Line sul perché fosse scappato diventando un operaio di fabbrica, invece che studiare e diventare qualcuno, egli risponde: “Perché è
diventando assolutamente niente che si può diventare uno scrittore”.

Nel niente del presente, quello che accomuna il vissuto dell’autrice al suo personaggio, i gesti ripetitivi permettono di perdersi nei pensieri e di scrivere nella propria mente, andando così ad alimentare la dimensione dello ieri, dove le parole del passato ed i sogni si confondono con la realtà.
Una scrittura asciutta, quella di Ágota Kristóf, che ti avvolge in un manto denso; un’esperienza di lettura da provare.


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Scheda libro


Titolo:
Hier

Titolo italiano:
Ieri

Autore:
Ágota Kristóf

Prima Edizione:
1995

Editore:
Einaudi

Anno:
1997

Traduzione:
Marco Lodoli


 

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