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‘La prima sembra più giovane, ha forme generose e ammiccanti, un piercing sul sopracciglio destro, capelli rossi raccolti in una treccia che attraversa la schiena, sino a lambire una farfalla tatuata sull’osso sacro. Gli occhi – spalancati e cerulei – sembrano quelli di un manichino: guardano di fronte a sé senza esprimere sgomento. È nella posizione di chi si siede a terra abbracciandosi le ginocchia’.
Si chiama Alice Malandra l’indiscussa protagonista de Il maestro delle Metope, il romanzo d’esordio di Vincenzo Ramaglia, (pubblicato da Watson Edizioni nel 2022), compositore, musicista elettronico, docente di linguaggio audiovisivo e direttore dell’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma.
Con questo thriller dall’andatura scorrevole e dai ritmi serrati, Ramaglia si presenta in qualità di scrittore e come uno che la sa lunga su come trascinare il lettore in una storia ammaliante, spogliata di ogni prevedibilità, dai contorni offuscati, affinché la curiosità di chi legge non conosca battute d’arresto, introducendosi in punta di piedi nei meandri del racconto.
Il maestro delle Metope: la trama
Siamo nella Questura di Trieste e il termine, apparentemente senza senso, emesottedelamelorp è diventato stranamente familiare. Gli agenti e i funzionari del Commissariato, da mesi ricevono alcune telefonate anonime, in cui una voce ripete sempre la stessa incomprensibile parola. Un giorno, il tenore delle chiamate cambia e a segnalare un delitto avvenuto in un appartamento in via del Bastione, sono due voci femminili; a essere allertati l’ispettrice Malandra e il fotografo Geremia Molin.
Quello che trovano è impressionante: i corpi di due donne nude, racchiusi in una sorta di reliquiario di vetro. È da qui, da questo drammatico momento e dalla spettrale bellezza conferita ai cadaveri, che partono le indagini, inserite in una storia ben pensata, carica di descrizioni dettagliate, (a volte troppe, tanto da diventare superflue), dall’ambientazione nera, con punte di elevata gravità.
L’ambientazione e i personaggi
L’atmosfera disegnata da Ramaglia è di grande limpidezza, caratterizzata da una buona dovizia di particolari: si percepiscono chiaramente le oggettività, così come i colori, gli odori e l’emotività che vi campeggia. È in questi ambienti che si muovono le figure ravvivanti il racconto, che incontriamo e conosciamo nel tentativo, che l’autore fa, di profilarle con un pennarello dalla punta grossa, affinché non si perdano nella ricostruzione scenica così dettagliatamente tratteggiata.
Risulta sensata la preoccupazione di Ramaglia, in quanto le azioni, le movenze, le emozioni e le fattezze dei personaggi non si percepiscono nella loro interezza, forse offuscate da scene altamente descrittive. Non si vuole sottolineare quest’ultima scelta dello scrittore come una colpa o un errore, tutt’altro. Il lettore ricerca le descrizioni minimali, che favoriscono la sua attiva partecipazione al racconto: quello che è importante è stabilire sempre un equilibrio tra ciò che è palesemente fermo e quello che lo muove, affinché l’uno non sovrasti l’altro. Nel caso specifico, lode a Ramaglia per aver avuto il sentore che tale bilanciamento andava ricercato e per aver tentato una sua costruzione, riuscita solo in parte.
La scrittura
La penna di Ramaglia deve ancora raggiungere una equilibrata convivenza con i righi, ma presenta una scrittura ferma e chiara, che induce a una lettura agevole del testo, animato da un numero considerevole di dialoghi, tendenzialmente ben strutturati, seppur con qualche frammentarietà di troppo, che, fortunatamente, non ne inficia il buon effetto.
La voce autoriale rimane ancora acerba e scarsamente distintiva, in un percorso letterario appena iniziato che, viste le buone basi su cui Ramaglia lavora, può portare la sua mano molto lontano, verso apprezzamenti di notevole spessore. Lo scrittore regala un ottimo racconto, dottamente elaborato, dai risvolti inquietanti, ispirato da personaggi interessanti, anche se non ben definiti, il tutto incastonato in una cornice di forma che necessiterebbe di rivisitazione negli aspetti già accennati.
Una lettura consigliata
Si consiglia vivamente la lettura de Il maestro delle Metope, per diversi motivi. Alcuni sono già stati elencati: la scorrevolezza e la storia, interessante,intrigante, colma di messaggi da decifrare e curiosità da soddisfare. A questi elementi si aggiunge l’originalità data al racconto e la figura dell’autore, un esordiente al quale va tutta a fiducia per un cammino nel mondo dei libri che si faccia sempre più spianato, regalando libri interessanti e coinvolgenti, così come già si palesa nelle sue intenzioni.
Titolo: Il maestro delle Metope
Autore: Vincenzo Ramaglia
Casa editrice: Watson Edizioni, Collana Ombre
Anno: 2022
Grazie per l’opportunità, ma io sono una vecchia conoscenza del maestro Vincenzo,che risale a quando sia lui che io frequentavamo,nei primi anni 90, gli insegnanti del Conservatorio S.Cecilia di Roma e non vorrei che il maestro se ne fosse dimenticato. Nutro grande stima per il lavoro che Vincenzo comunque ha sviluppato nei decenni successivi e mi piacerebbe poterlo reincontrare in uno degli spettacoli di teatro e musica ai quali con le mie scelte di musica moderna e contemporanea, prendo parte in veste di pianista-tastierista a Roma. Colgo l’occasione per salutarlo e per ricordargli che io sono il maestro e estetologo Gianfranco Biancofiore di Roma già amico e collega del maestro Cristiano Serino e per fargli un’ultima volta complimenti per la sua straordinaria competenza in fatto di cinema e colonna sonora, che anche a me interessano molto. Grazie ancora. A risentirci.