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‘Le radici del tempo’ di Lisa Paternoste, alla ricerca delle proprie origini

Le donne audaci e forti sono le protagoniste indiscusse del romanzo Le radici del tempo (Terre Sommerse) di Lisa Paternoste che ha esordito come scrittrice nel 2021 con Acquamarina.

Da Granada a Roma

Dopo un prologo ambientato nella Fès del 2017, il capitolo primo ci porta indietro nel tempo, nella Granada del 1489 ancora sotto il dominio dei Mori. La Reconquista da parte dei sovrani cristiani terminò il 2 gennaio 1492, con la capitolazione di Granada e del suo ultimo sultano. La narrazione prosegue tra un passato che si avverte come presente, per terminare nella Roma dei giorni nostri.

Keren

La protagonista, dopo che la nonna con dolcezza e pazienza le racconta una storia tramandata oralmente a tutte donne della famiglia, parte alla ricerca delle proprie radici. La narrazione svela i contorni della vicenda che man mano appassiona il lettore.
Keren, il cui nome significa ‘raggio di sole’, proviene da una donna vissuta nel 1500, ‘una creatura speciale, dotata di un’insaziabile curiosità e di una viva intelligenza’ (pag.42), che lo portava tanti secoli prima e da cui è generata la storia.
Keren è una donna libera, indipendente e solitaria: abita le vite degli altri attraverso lo scatto fotografico che cattura gli istanti, fermandosi su un’immagine, quindi sul mondo che sta dietro quell’immagine. Dopo aver ascoltato con grande attenzione la vicenda raccontatale dalla nonna parte per conoscere la verità.

‘Il suo sangue la richiamava, la faceva perdere per quelle minuscole strade in salita, a curiosare dietro i portoni di legno alla ricerca di un messaggio da un’altra epoca, un segno rivelatore di una direzione da prendere’ (pag.113).

Il suo viaggio a ritroso nel tempo la condurrà alle origini, nella Granada del 1400: lei potrebbe essere l’ultima donna della famiglia a conoscere quella curiosa vicenda.

La forza dell’oralità

Quando l’uomo, nel passato lontanissimo, incominciò a comunicare attraverso il linguaggio, l’oralità è stato sempre il canale privilegiato di trasmissione del sapere, rappresentando il mezzo di divulgazione più diffuso ed immediato. Il file rouge del libro è rappresentato dalla forza travolgente della tradizione orale, che percorre intere generazioni resistendo saldamente al fluire del tempo e si poggia sul suono, chiave sensoriale prediletta per accedere all’interiorità, e sulla voce, provocando efficaci reazioni di reciprocità.

‘Quel pomeriggio la nonna le aveva chiesto di passare da lei perché doveva parlarle, che era giunto il momento […] «Siediti ragazza mia che ho una storia molto lunga da raccontarti»[…] aveva esordito nonna Myriam al suo arrivo quel pomeriggio di settembre’ (pagg.17-18).

Ne Le radici del tempo la saga familiare è tenuta ben salda dall’orditura della memoria che tesse la sua tela; partendo da epoche lontane, attraversa i secoli per approdare nella contemporaneità.
‘Ci sei tu Keren, e sei la donna forte che speravo diventassi, degna di raccogliere e tramandare l’eredità morale di questa famiglia’ (pag.19).
La nonna (custode e depositaria del ricordo, portatrice della memoria e della storia), attraverso la parola, dipana il filo della matassa fino a svelarne interamente il contenuto. Le orme delle altre donne della famiglia prendono vita assumendo un valore quasi magico, che permette a Keren di richiamare a sé la figura prima del racconto e di esserle vicina.

Grammatica dei sentimenti, la trasmissione orale è capace di comporre tracce di una linea matriarcale e rinforzare legami di genealogia e di “sororità”. La memoria sopita, prodotta da momenti che si depositano uno sull’altro, modellando i ricordi da regalare alle generazioni a venire, solletica una riflessività preziosa, capace di stimolare trasformazioni nel vivere di chi la sperimenta. La nonna trasferisce a Keren tutto quanto è stato da lei condiviso e interiorizzato: la memoria familiare, rimasticata, continua a vivere.

Le radici del tempo, una storia di donne

‘Questa storia nasce, ed è continuata nei secoli, come una storia di donne. È stata tramandata a voce dalle donne, e continuerà ad esserlo, se tu lo reputerai necessario o lo vorrai […] sei l’unica donna di questa famiglia dopo di me. Se non fossi arrivata tu, avrei potuto scegliere se lasciar dimenticare tutto con me, o condividere con una delle mie nuore’ (pag.19)

La figura della donna ricopre un ruolo essenziale in questo libro, tant’è che in esergo leggiamo:
A tutte le donne, coraggiose e libere, forti e gentili
che arricchiscono questo mondo
e sono la mia prima sorgente d’ispirazione.
Prime fra loro
Bruna, Maria ed Elisabetta

Cresciute in una parte di mondo nel quale i posti di potere erano quasi esclusivamente appannaggio degli uomini, le donne di Le radici del tempo sono forti e passionali, volitive e risolute nel raggiungimento dei loro scopi. La presenza di legami non solo di sangue innerva il racconto; Keren li vive avendo la precisa percezione di ciò che passa dalla propria vita tramite la vita delle altre. Traendo forza dalle risorse interiori più sotterranee, riesce così a trasformare il passato raccontato, anche doloroso, in un profondo insegnamento che la renderà alla fine della narrazione ancora più forte.

‘La Keren del ventunesimo secolo si asciugò gli occhi, toccata dal profondo da quella storia di persone dotate di grande coraggio e amicizia, di amore filiale e tenacia, che erano andate contro ogni convenzione e credenza dell’epoca, per poter sostenere i propri princìpi’ (pag.105).

L’incontro di culture diverse

L’amicizia, unitamente alla sete di conoscenza, è un altro elemento importante all’interno della trama. Apre una finestra su nuovi universi, consentendo di esplorare la ricchezza della diversità. Molteplici sono i modi di vedere e interpretare la realtà, e questo spinge Keren a sfidare le proprie pregresse convinzioni per conoscere il mondo attraverso gli occhi degli altri e la condivisione di storie di vita, allargando così il suo orizzonte emotivo e culturale.

Il viaggio

‘Chissà a cosa avrebbe portato questo viaggio, non si poneva limiti’ (pag.125)

Per conoscere è necessario partire e vivere i luoghi della memoria. Questo Keren lo sa, quindi dopo aver deciso, controlla
‘il magro conto corrente per capire se avesse potuto finanziare l’impresa che le era balzata in testa alle prime luci dell’alba, e verificato che tutto sommato era fattibile, passò all’ultimo atto. Prenotare un biglietto aereo per Granada, e noleggiare un’auto per tre settimane successive che avrebbe guidato fino a Fès, nel tentativo di immergersi almeno in parte nell’ambiente che avevano percorso i suoi antenati in quello stesso cammino tanti secoli addietro’ (pagg. 108-109).

Partire per esplorare il mondo dei suoi avi, è anche partire per percorrere il suo mondo interiore. Conoscere e analizzare i significati che l’ambiente rimanda, ascoltarne le emozioni stimolate e interrogarsi per orientarsi nel nuovo contesto che rinvia emozioni, percezioni e gradazioni di sentimenti del tutto nuovi: cadono le paure dopo aver attraversato le varie zone d’ombra.

‘Il suo sangue la richiamava, la faceva perdere per quelle minuscole strade in salita, a curiosare dietro i portoni di legno alla ricerca di un messaggio da un’altra epoca, un segno rivelatore di una direzione da prendere’ (pag.113).

Il viaggio inverte i suoi orizzonti di senso conclusi e le abitudini fortemente consolidate, dandole la possibilità di oltrepassare l’al di là di sé stessa.

‘Dove ti nascondi vecchia Keren, dove posso trovare traccia di te?’ (Ivi).

Somewhere I Belong

Indicativa la scelta di inserire il testo di questa canzone del 2003 dei Linkin Park che ci illumina: essere parte di un luogo e considerarlo un rifugio sicuro, una casa, è una sensazione che parte da dentro. Fare esperienza al di fuori della quotidianità, comprendere quello spazio di mondo e le sue abitudini, significa sconvolgere le proprie prospettive. Il viaggio ti fa cambiare, sorprendendoti nell’ intravedere in te stesso una persona nuova che avrà compreso il peso delle proprie radici.

In 27 capitoli, un prologo e un epilogo, con un accurato registro linguistico, Le radici del tempo racconta la storia di Keren e della sua antenata, attraverso una narrazione intensa, sostenuta da un ritmo coinvolgente, che, a seconda dei momenti, incalza per poi farsi più lento. L’autrice misura la suspence alternando nei capitoli la descrizione del passato con quella del presente. I piani narrativi si intrecciano legando il lettore fino alla chiusa.

‘Allo scopo, e con la speranza che era tenuta in vita da tutte le sue antenate, che un giorno le persone si potessero rendere conto di non essere divise da muri, ma di essere piuttosto le due facce di quello stesso muro, che possono anche guardare verso orizzonti opposti ma stanno schiena contro schiena, l’una che poggia sulle spalle dell’altra, fiato a fiato, e non potrebbero stare in piedi da sole perché sostenute, in fondo, da comuni fondamenta’ (pag.240).

La vicenda scorrevole è ricca di avventure, tratteggiate con dovizia di particolari sia riguardo ai luoghi sia nella descrizione dei personaggi. Interessante, a conclusione del libro, l’inserimento di note bibliografiche e storiografiche, utili per l’approfondimento di alcuni personaggi e di luoghi storici, e le citazioni di fonti dalle quali Lisa Paternoste ha attinto.


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Titolo: Le radici del tempo

Autore: Lisa Paternoste

Editore: Terre Sommerse

Anno:2023

Pagine: 264

EAN: 9788869012105

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