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ll giorno del Diavolo. Un’inquietante simmetria tra realtà e occulto nel romanzo
Il Diavolo è qui da prima che arrivassero tutti, è qui che passa incessantemente da una cosa all’altra. È nella pioggia, nelle raffiche di vento e nel fiume impetuoso. È negli alberi del bosco. È l’incendio improvviso e l’addentatore di cani…
Clip clap clip clap
La magia delle Endland è unica. Si tratta di un piccolo gruppo di case e nulla di più, situate nel Lancashire, un pezzo di terra annesso all’oscuro e affascinante territorio della brughiera. Chi vi abita è dedito alla vita pastorale, dura e spesso ingiusta; qui, le storie si intrecciano e i racconti, quelli che narrano della quotidianità, sono tanti, innumerevoli e a volte si tingono di nero.
Una terra meravigliosa, tanto quanto impervia, dove scorre l’acqua in abbondanza e i profumi della natura incontaminata avvolgono i sensi; un territorio colmo di alberi, i cui tronchi protettivi sono in grado di darti riparo anche in inverno, quando il freddo ghiaccia tutto e il paesaggio diventa ancora più incantevole, quasi fosse una cartolina.
Nessuno ti vede dietro quegli alberi, puoi nasconderti e ripararti dal mondo, puoi riempire lo sguardo delle bellezze del posto, metterti all’ascolto del silenzio con gli occhi chiusi e clip clap clip clap. Apri gli occhi, nella convinzione che la vista possa rafforzare l’udito e ancora clip clap clip clap.
Intorno non c’è nulla, ti alzi, perché senti che quel grande albero non ti protegge più; inizi a perlustrare ciò che ti circonda, mentre pensi “non saranno mica vere quelle storie” e ancora clip clap clip clap e poi un urlo, lontano e il cuore balza in gola, perché non c’è nessuno intorno a te, eppure tu senti qualcosa, una presenza e allora decidi di correre, di andare e mentre lo fai, ti guardi indietro e mentre scappi da non sai ancora cosa, ti ricordi che in tutti i racconti della brughiera c’è una presenza costante: il Diavolo. Clip clap clip clap.
Cent’anni or sono. Il giorno del Diavolo.
John Pentecost vive nel Suffolk e ogni anno, precisamente in autunno, ritorna alla fattoria di famiglia per aiutare i suoi cari nell’operazione di transumanza, che riporta il gregge dai pascoli estivi alla stalla, dove le pecore trascorrono l’inverno.
Tutti gli anni, quindi, tra il piacere di stare insieme e la noia della ripetitività, si compie quello che, ormai, può essere definito un rituale. Questo autunno, in realtà, le cose sono diverse, perché suo nonno, il padre di suo padre, che tutti chiamano il Vecchio, è morto. Per questo motivo, John decide di recarsi alla fattoria in compagnia di sua moglie Kat, incinta del loro primo figlio.
Il suo arrivo nelle campagne è accompagnato da un’esplosione di ricordi, legati alle storie che da sempre gli sono state raccontate. Circa un secolo prima, infatti, la transumanza veniva segnata dalla presenza del Diavolo, che intrufolandosi tra le pecore, giungeva a valle.
Qui, il Demonio saltava da una fattoria all’altra, insinuandosi nel cuore della vita delle famiglie che popolavano il villaggio, in maniera tale da colpire senza essere mai scoperto. I cani diventavano ciechi, la sorella del Vecchio, in preda a una risata convulsa, periva strozzata dalla sua stessa lingua, gli agnelli morivano senza motivo. I fienili prendevano improvvisamente fuoco e il prete si ritrovava la carne, (conservata in dispensa), rosicchiata fino all’osso, come se fosse stata smozzicata da un cane.
La presenza del Maligno avvelenava il latte materno, causando il decesso dei neonati e al contempo scatenava una tormenta di neve, provocando la morte di molte persone.
Da quel momento, ogni anno, gli abitanti del posto celebrano il Giorno del Diavolo, una sorta di rituale atto a tenere lontano dal villaggio il Malefico.
Strani presagi
Al funerale del Vecchio, Grace scoppia a ridere. È una bambina, non poi così piccola, ma tutti si chiedono cos’abbia da ridere sguaiatamente. Nonostante Liz e Angela le impongano di smettere, lei non si ferma, va avanti e nessuno capisce cosa le sia preso, tanto meno Kat, che però, una cosa l’ha compresa: in quella casa e in quella famiglia c’è qualcosa di strano.
In cucina, si sente un olezzo fortissimo, quasi nauseabondo e nessuno sa spiegarle il motivo. E poi Grace, quella bambina è così strana, così inquietante. “Ti piacciono i giochi di prestigio, zia Katherine? So leggere il pensiero, riesco a capire cosa stai pensando”, le dice. Come fa a sapere quella ragazzina a cosa sta pensando? Colore? Verde. Animale? Merlo. Numero? Sei. Esatto, è tutto maledettamente esatto!
E poi come fa a sapere che ha paura, come fa ad aver capito che ha voluto a tutti i costi un figlio perché l’orologio biologico galoppava e poi le cicatrici, non ha mai parlato a nessuno delle sue cicatrici. John! Cosa le ha raccontato suo marito? Nulla, non le ha detto un bel niente e non ride più la bambina, sogghigna e lei Kat è pallida come un cencio, le gira tutto intorno, vuole andare, scappare, mentre le donne di casa la deridono.
Cos’ha in testa Grace? È mostruoso, bisogna salvarla, bisogna strapparle tutto. Kat tira i capelli alla bambina, che urla, ma quelle grida si confondono con le parole, mentre la porta si spalanca e il Diavolo… è lì.
La paura senza le parole
Un romanzo spiazzante questo Il Giorno del Diavolo di Andrew Michael Hurley, in cui la scrittura evocativa dell’autore britannico trasporta il lettore nel lontano e affascinante mondo delle campagne inglesi.
È in questo universo incantato e oscuro, che Hurley ambienta una storia fatta di credenze, di paura, di tradizioni e di famiglia. Il ritmo della narrazione è incalzante e coinvolgente, mentre lo scrittore mette violentemente il lettore di fronte al soprannaturale, presentandoglielo come un vortice pauroso, non tangibile, ma profondamente terreno.
La penna, che sembra scorrere impetuosa tra i righi, impregna il racconto di grande pathos, senza usare mai parole esplicative per disegnare la paura e riuscendo, comunque, a trasmettere attraverso i suoni, le descrizioni ambientali e le movenze dei personaggi, quell’adrenalina spaventosa che solo la curiosità per l’ignoto sa dare.
Non vi è momento nel racconto, in cui il lettore non rimanga in attesa che accada qualcosa: è abile Hurley nel non concludere le azioni, lasciandole in sospeso al punto giusto. I salti temporali molto frequenti concedono alla lettura momenti di relax, alternati a risvegli improvvisi dell’attenzione.
L’incarnazione e la brughiera
Il Diavolo che si incarna in un cane, in una gola sgozzata, in una risata tagliente, in un cervo apparentemente innocuo; è in questo modo che il Maligno si insinua nell’immaginazione del lettore, tanto da farsi cercare in ciascuno dei personaggi protagonisti, che Hurley disegna in maniera impeccabile.
Kat, la giovane e razionale moglie, con la quale chiunque entrerebbe in empatia; John, suo marito, troppo attento alle tradizioni familiari e poco alla sua consorte; Grace la piccola dai misteri raccapriccianti e poi il Vecchio, la cui presenza aleggia costantemente nella narrazione, nonostante sia morto. E poi Liz, Angela, Laurel e tutti gli altri, dal profilo sfuggente, le cui azioni rimangono sempre caratterizzate da un alone di mistero.
Il Demonio è il filo conduttore dell’intero romanzo, è il burattinaio che tiene le fila della mente degli uomini, che celebrano l’odio nei suoi confronti dedicandogli i rituali di un intero giorno.
Attraverso il racconto delle vicende dei Pentecost, Hurley riprende il cult letterario della brughiera inglese, già più volte ritrovato nei libri di Arthur Conan Doyle e di Emily Brontë, facendo un disegno perfetto di un territorio inospitale, quanto magnifico. Sembra, quasi, che lo scrittore abbia voluto usare la storia come pretesto per presentare la brughiera in tutta la sua bellezza.
In verità, in un unico racconto scritto brillantemente, si racchiudono le bellezze e i lati oscuri di una terra straordinaria, condite da una piccola saga familiare e una ben riuscita mistura di realtà e mistero.
Scheda tecnica del romanzo Il Giorno del Diavolo
Titolo: Il Giorno del Diavolo
Titolo originale: Devil’s Day
Autore: Andrew Michael Hurley
Prima edizione: Tartarus Press, 2017
Prima edizione italiana: Bompiani, 2019
Traduttore: Vincenzo Vega