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Umberto Piersanti, ‘L’isola tra le selve’. Poesie scelte 1967-2024

L’ultimo libro di poesie di Umberto Piersanti, poeta apprezzato e conosciuto non solo in Italia, è stato pubblicato da Marcos y Marcos nel febbraio 2025, ‘L’isola tra le selve’, e si presenta come una scelta accuratamente selezionata, considerato che il viaggio dal 1967 al 2024 avviene in poco più di duecento pagine.

Umberto Piersanti, lo stile, i temi, i luoghi

Tale osservazione riguarda sia la composizione di questa antologia sia l’oculata selezione dei testi, prelevati dalle dieci raccolte che costituiscono la sua bibliografia poetica. Un compito non semplice ma forse facilitato da un percorso artistico che è sempre stato coerente, linguisticamente e poeticamente. Umberto Piersanti ha trovato subito la sua voce, uno stile che ha l’impronta del suo parlato, quel tono rammemorante ed epico che concede soltanto variazioni, per quanto nel tempo siano apparsi nuovi temi e il suo mondo si sia arricchito notevolmente più di nomi che di aggettivi, evidenziando il rigore dei suoi filtri lessicali.
Una scelta tanto più apprezzabile perché finalmente viene dato ampio spazio al periodo iniziale della sua poesia; questo ci permette di conoscere un poeta dolorosamente in contrasto con sé stesso e con il proprio tempo, soprattutto nelle poesie scelte da ‘L’urlo della mente’ (Vallecchi 1977, oggi riedite da Samuele editore di Pordenone): “L’assurdo non ha / intaccato i luoghi / mentre sbatteva me / negli edifici serrati“. Versi limpidi, chiarissimi: l’assurdo ha intaccato me ma NON ha intaccato i luoghi e dunque è nei luoghi che Umberto Piersanti va a ritrovare il non assurdo, la bellezza e la sensualità.

Poesia di concretezza e trasparenza

Sono testi che preludono all’uscita da un periodo molto combattuto, tra gli anni ’70 e ’80, ma che aiutano il poeta, insieme a convegni, letture e dibattiti, antesignani in Italia, dapprima a Urbino poi a Fano con gli incontri internazionali della “Poesia della metamorfosi”, a costruirsi quella consapevolezza storico-esistenziale legata a un territorio elettivo che costituisce ancora oggi il suo sound profondo. Alcune poesie molto scolpite, quasi incise – in quegli anni di massimalismi fumosi – conducono, proprio nel contrasto con altri compagni di strada, ad una scelta che di lì a poco inaugurerà la sua stagione più suggestiva e nella quale troverà la sua voce più trasparente, quella naturalistica e memoriale. Perché c’è questo ossimoro nella sua poesia, nella quale convivono concretezza e trasparenza.
Luoghi come le montagne e i boschi delle Cesane sono infatti l’opposto degli intellettualismi e delle eleganti e astratte composizioni che in genere – decriptate, sottoposte a scolastiche parafrasi – mostrano messaggi desolatamente scontati. Piersanti invece è materico, usa intensamente i colori, li spande con la sua misurata cadenza nei versi, si espone in prima persona nella ricerca, e quel mondo naturale che ritrova intatto comincia a popolarsi di erbari mentre di pari passo procede il recupero dei ricordi.

Il canto magnanimo

Segnali di uno sguardo fermo sulle cose concrete si avvertono già in ‘Nascere‘ nel ’40 (Shakespeare & Company 1981) e in ‘Passaggio di sequenza‘ (Cappelli 1984), quest’ultimo esplicito perfino nel titolo: libri che costituiscono appunto la cerniera verso “il canto magnanimo“, quel canto così aggettivato da Roberto Galaverni e Massimo Raffaeli nel saggio-intervista a lui dedicato. Magnanimo unisce etimologicamente due parole: animo e grande, quindi abbiamo un’altra caratteristica che entra nella sua poesia: la generosità. Una generosità o gratitudine verso quel mondo naturale e salvifico che dapprima scopre vicino a Urbino e poi nella memoria della sua infanzia.

Umberto Piersanti, a viso aperto con il mondo

Massimo Raffaeli, nella prefazione scritta con la consueta eleganza e acutezza filologica all”Isola tra le selve‘, scrive che per raggiungere quello “spessore grosso” ci vuole “un punto di equilibrio e di nitore percettivo“; tale considerazione mi sembra un’ottima sintesi per la poesia di Umberto Piersanti. Concretezza ed equilibrio. Non c’è niente di sfumato o allusivo o mediato, filtrato da una pregiudiziale idea di natura, tanto meno di natura selvaggia. Semmai è il mondo contadino a essere evocato, senza rimpianti. Infatti, diversamente dalle elegie di tanti neo-paesaggisti contemporanei, i suoi versi semplicemente aderiscono “allo spessore grosso delle cose“.
Aggiungerei quel suo modo del tutto personale di trascolorare dall’elegia all’epica (comunque contrassegnate dalla precisione dell’onomastica botanica, che viene filtrata nel verso con una simpatia evocativa fraterna). Sembra che riconoscere una pianta sia non solo un piacere linguistico ma anche una sorta di epifania. Se approfondiamo l’intuizione, ci accorgiamo che, senza richiamare l’epica classica, esiste nella poesia di Piersanti questo pervasivo coraggio individuale di confrontarsi a viso aperto con il mondo. Lo ha sempre fatto. Per lui, come ha scritto in una poesia recente: “il ricordo è più vero / di quest’ora presente / e forestiera”.

Aderente alla realtà, pervaso di immaginazione

Umberto Piersanti insegue si può dire da sempre e cerca di ricostruire quelle emozioni perdute, catturandole nei suoi prediletti settenari leopardiani, contrappuntati spesso da quinari, e altre volte da endecasillabi. Nelle ultime raccolte i primi due metri prevalgono. Non è tuttavia il respiro breve di una saggezza o nostalgia per il tempo che passa, che pure c’è, a me sembra più un voler mettere a fuoco i particolari più minuti, della realtà e del linguaggio, per farli assaporare nella loro intima sonorità e corporalità. Guido Garufi parla di una scrittura quasi filmica e in effetti mi sembra utile questa osservazione perché le sue poesie assomigliano alla tecnica del piano sequenza, che ci avvicinano al cuore delle immagini senza soluzione di continuità.
Un altro tema che si apre o emerge in primo piano soprattutto in ‘L’albero delle nebbie‘ (Einaudi 2008) è il rapporto con il figlio Jacopo. Un dramma personale, famigliare, sociale. Così una giostra diventa “la zattera dove stai / senza compagni”, chiuso nel suo autismo. E’ un senso di responsabilità che rimanda a quella generosità di cui si parlava all’inizio. Perché, come ha scritto J. J. Rousseau: “Solo l’immaginazione può farci sentire il dolore di un altro”.

Dentro e oltre le cose

Nelle poesie di Umberto Piersanti si condensano infine, richiamati dalla memoria o dall’attualità, pensieri che agiscono nella polis, che si inquietano nella polis, nel piccolo e nel grande disegno delle cose, nella Storia con la maiuscola e nelle storie individuali, che sono inevitabilmente intrecciate. Non le osserva dai suoi magici torrioni del castello ducale. Piersanti le vive con la propria ferita sensibilità nei gesti quotidiani, dove a volte riverberano quelli storici. Nella grande confusione politica dove tutto si frantuma in vicende e antagonismi personali, è un bene che ci siano coloro che sanno ancora vedere, senza dimenticare tempo e contesto storico, un bosco, una radura, una collina o i disegni nel cielo di una nuvola di storni.

Ma di giuggiole, verdoni / e favagelli / ha senso parlare / nell’età del disincanto?“. Umberto Piersanti non si è isolato – nonostante il titolo di questo libro – dal quel contesto torbido che sempre più vorrebbe decidere i nostri destini senza ascoltare nessuno, se non opportunismi e interessi, individuali o di casta. Lui segue i dibattiti e non dimentica gli orrori del passato, ombre nefaste per chi è nato nel 1941. Qua e là riemergono nel flusso dei suoi piani sequenza. E Umberto se lo chiede, se ha senso parlare di queste cose, ma sa anche la risposta: sì, abbiamo un disperato bisogno di cose concrete, di parole vere, non di surrogati di sentimenti, abbiamo un disperato bisogno di ecologia vissuta e biodiversità culturale “nel freddo francescano di dicembre”, che è l’ultima poesia del libro, forse l’unica che trascina dentro di sé qualcosa di simbolico.

Sempre ho scelto la terra
e non il cielo
ma quel giorno la terra
era nel cielo.


Umberto-Piersanti-Lisola-tra-le-selve-copertinaokScheda Libro

Autore: Umberto Piersanti
Titolo: L’isola tra le selve. Poesie scelte 1967-2024
Editore: Marcos y Marcos
Anno: 2025
Prefazione: Massimo Raffaeli
Nota critica: Fabio Pusterla
Pagine: 234

 

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